Argomenti Generalipsicologia adultipsicologia bambiniLa “Magia dell’ozio” 1 Parte: Il mito del “Fare”, specchio dei nostri tempi

9 Giugno 2019

“L’ozio è padre dei vizi” è questo ciò che pensavano i nostri nonni, ma in realtà sembra che questo pensiero implicitamente, e non, sia giunto fino ad oggi. Una denotazione negativa di questo momento che nasce in primis da una concezione morale radicata nella nostra società, che vede l’ozio accomunato al fare niente, al riposo obbligato o alla pigrizia.
Questa convinzione che l’ozio appartenga al fannullone, alla persona inconcludente e l’agire alla persona vincente è specchio della nostra realtà, quella realtà che vivono le famiglie quotidianamente e che trasmettono ai loro figli.
Maggiori sono le attività con appuntamento settimanale a cui iscrivono i figli, non correndo il rischio di abbandonarli a momenti di noia, ma rendendoli super attivi, maggiori saranno le loro possibilità di primeggiare, di sviluppare abilità, di arricchirsi di nuove nozioni, di essere sempre più preparati, di essere vincenti.
Arrivare primo è diventato un obiettivo indiscusso, i figli avvertono il dovere di gratificare i genitori, al contrario si sentirebbero in colpa. Spesso le attività vengono scelte dai genitori e non sono altro che il riflesso delle loro ambizioni a discapito dell’individualità del proprio figlio. Tutto questo può creare in lui ansia da prestazione, ansia di dover soddisfare le aspettative dei genitori, di doversi riconoscere in un modello di bambino che in tempi rapidi ottenga prestazioni ottimali; in questo modo la parte emotiva si incrina: diventa ricca di fragilità ed insicurezze. Un tempo così impegnato non permette la riflessione, la sedimentazione, uno sviluppo equilibrato di cervello e psiche. Un’organizzazione rigida e strutturata non dà modo al bambino di sviluppare la sua creatività.
Il sociologo Domenico De Masi ha elaborato un nuovo concetto di ozio, poi ripreso dallo psicologo Massimo La Stella: l’ozio creativo, che non deve far pensare ad una situazione passiva, ma riprendendo il termine latino otium, inteso non come “far niente”, bensì come un tempo libero a disposizione nel quale è possibile aprirsi alla dimensione più creativa e allo sviluppo di modi di essere che vanno aldilà del semplice immagazzinare conoscenze.
Da questa nuova concezione è bene partire per comprendere che significato abbia per i nostri figli avere del tempo a disposizione per fare ciò che desiderano in piena libertà. Colta l’importanza sarà più semplice per ogni genitore modificare il suo modo di porsi davanti ai momenti di ozio, noia, vuoto, riscoprendoli come momenti indispensabili per il proprio bambino, ma anche per loro stessi.

Monica Cerruti

Psicologa Psicoterapeuta

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