psicologia adulti"Un caffè tra genitori: il gruppo d'incontro come sostegno alla genitorialità al nido d'infanzia"

14 Giugno 2017

Essere genitori oggi è ben diverso rispetto a sessant’anni fa: quando la famiglia, composta da madre, padre e prole veniva sostenuta nella cura e nell’educazione da un nucleo allargato, fatto di nonni, zii e cugini; spesso c’era proprio una convivenza nella stessa casa che facilitava questo.
Oggi la famiglia si trova spesso ad affrontare da sola la crescita e l’educazione dei figli, e il bisogno di sapere come comportarsi ha avuto un incremento dovuto, non solo alla solitudine, ma anche all’alto grado di consapevolezza e responsabilità riconosciuto al ruolo genitoriale ai giorni nostri. Una maggiore esigenza di riflessione nata da un innalzamento del livello culturale della popolazione e dall’età, sempre più matura, in cui si diventa genitori, che di conseguenza porta ad un maggior investimento emotivo nei confronti dei figli.
A tale bisogno hanno fatto seguito percorsi educativi familiari di tipo conferenziale, che seppur utili, rendono i genitori dipendenti da “consigli, ricette ed indicazioni per l’uso” molto spesso troppo generali e per  questo non trasferibili alla propria realtà familiare.
Alcune esperienze più recenti mostrano una maggiore efficacia nei percorsi mirati all’empowerment delle figure genitoriali e alla promozione dell’autonomia agendo sulle risorse già presenti nella coppia. Per conseguire tali obiettivi, la modalità più efficace risulta essere il gruppo di genitori, che si confronta, partendo dalla propria esperienza, dagli stili educativi messi in atto, portando ciascun membro ad elaborare un pensiero individuale sul proprio ruolo di genitore. Non esiste “cosa è giusto o sbagliato fare”, ma trovare una strategia il più possibile rispondente al proprio essere adulto e genitore.
Il Gruppo di Incontro, secondo l’approccio Centrato sulla Persona, riflette questo modo di fare educazione familiare; i membri sono portati a confrontarsi, rispettando il proprio punto di vista e la confidenzialità dei temi trattati. Compito del ” facilitatore”, figura al di fuori del gruppo, non è il dare consigli o fare lezione, ma esclusivamente mediare la comunicazione, creando un clima accogliente e non giudicante, in cui ogni pensiero possa trovare cittadinanza.
Di seguito viene riportata l’esperienza svolta in un Nido di Firenze, nell’anno educativo 2016/17; il tema trattato è stato l’affrontare le emozioni proprie e quelle dei propri figli.
In particolare gli obiettivi sono stati: favorire la condivisione di esperienze e di emozioni per stimolare una maggiore consapevolezza, riconoscimento e gestione delle emozioni proprie e degli altri (adulti e bambini); promuovere la socializzazione tra genitori considerando realtà culturali diverse; dando la possibilità attraverso il confronto, di prendere consapevolezza del fatto che determinate esperienze appartengono a molti, di conseguenza abbandonare il senso di solitudine che molti genitori tendono a vivere nella quotidianità; stimolare nei genitori la possibilità di vivere l’ esperienza degli altri come un apprendimento per sé, da sperimentare nella quotidianità.
Il progetto è stato organizzato in tre incontri di gruppo di un’ ora e mezza, una volta al mese per tre mesi, ciascuno centrato su una o più emozioni primarie specifiche (gioia, tristezza, paura e rabbia). Hanno partecipato 18 genitori e tre facilitatori. Il gruppo si è riunito in cerchio nella stanza della psicomotricità, priva di sedute e tavoli.
I temi emersi e poi riportati nel gruppo sono stati molti e significativi; grazie, anche, all’ evidente diversità che caratterizzava i membri del gruppo, sia per età anagrafica, sia per le esperienze di vita personale e familiare (genitori giovani con un solo figlio piccolo, genitori con figli adolescenti di un’unione precedente e figlio piccolo/famiglia ricostituita, genitori con più figli, genitore senza compagno/famiglia monoparentale).
Questo ultimo aspetto ha mostrato quanto sia importante oggi parlare di famiglie, declinando al plurale questa entità sociale, vista la varietà di forme che il contesto familiare ha assunto nella società contemporanea, sottolineando la ricchezza di opportunità che questa complessità può portare.
Superare il modello tradizionale di incontri a tema, tenuti da esperti, a favore di incontri in cui i genitori siano soggetti attivi e competenti è stato un fattore positivo che ha aiutato le famiglie a condividere e sviluppare una propria riflessione sul tema delle emozioni, facendo scoprire a ciascun genitore le proprie potenzialità e risorse, le strategie per incrementarle, potenziando la fiducia in se stessi e il senso di autoefficacia..
E’ stato importante l’aspetto non giudicante e di sano confronto, che ha permesso al gruppo un buon grado di fiducia nell’ aprirsi agli altri esponendo il proprio pensiero, le proprie fragilità e traendo da ciò che veniva detto dagli altri spunti da fare propri.
Il gruppo è stato di aiuto anche per promuovere nuove relazioni sociali, abbandonando il senso di solitudine che spesso molti sentono sia come persone che come genitori nel crescere i propri figli. Si sono incontrati e confrontati mondi diversi: maschile e femminile: il fatto che ad ogni incontro fossero presenti oltre a mamme, sempre in maggioranza in questo genere di incontri, anche dei papà, ha permesso di esplorare anche il pensiero maschile, che in tema di emozioni si discosta spesso da quello femminile.
L’esperienza è stata luogo di apprendimento per i genitori, che portando le proprie esperienze e confrontandole con quelle degli altri, hanno trovato spunti per riflettere sul proprio modo di essere genitori, ma prima di tutto persone.
Il gruppo all’inizio può far paura, mettersi in gioco è un grosso atto di coraggio, ma dalla voce dei genitori, sembra importante e proficuo che vengano create opportunità simili che li accompagnino in tutto il loro percorso genitoriale.

Monica Cerruti
psicologa psicoterapeuta

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